Merūāsana 4.200 metri. Śāstra Yoga in Nepal
Due allieve di Śāstra Yoga, Alessandra e Daniela, hanno portato la loro pratica nel cuore dell’Himalaya, eseguendo Merūāsana davanti al Tashi Lhakhang Monastery, nel remoto villaggio di Phu, a 4.200 metri di altitudine.
Questa immagine non è solo una testimonianza di forza e dedizione, ma un invito a riflettere sull’essenza dello Yoga: non qualcosa da fare, ma qualcosa da essere.
Merūāsana, la postura della montagna, assume qui un significato ancora più profondo. In questo luogo dove la terra si innalza verso il cielo, il corpo si fa ponte tra il visibile e l’invisibile, tra la materia e lo spirito. La montagna non è solo un simbolo di stabilità, ma anche di elevazione, di silenzio, di ascolto.
Lo Yoga, quando è integrato nel nostro respiro, nel nostro ritmo e nella nostra centratura, ci accompagna ovunque. Non importa l’altitudine, il luogo o le condizioni esterne — ciò che conta è portarlo dentro di sé, come strumento di consapevolezza, equilibrio e trasformazione.
In un luogo dove il cielo incontra la terra, Alessandra e Daniela ci ricordano che ogni postura è un gesto sacro, ogni respiro una connessione, ogni passo un ritorno all’origine.
La loro presenza, la loro pratica, ci parlano di una Via che non si interrompe mai, che si rinnova in ogni esperienza, in ogni paesaggio, in ogni incontro.
Un sentito grazie ad Alessandra e Daniela per aver condiviso con noi questo momento così significativo.
Śāstra Yoga è questo: una Via, una pratica, una presenza.
Approfondimenti:
Il significato di Merūāsana
Merūāsana, la postura della montagna, è una delle posizioni fondamentali nello Śāstra Yoga.
Il termine sanscrito Merūāsana deriva da due parole:
• Merū (मेरु) – il monte sacro, asse del mondo, simbolo di stabilità e verticalità spirituale
• Āsana (आसन) – postura, posizione
In questa forma, il corpo si erge saldo e radicato, ma allo stesso tempo aperto verso l’alto, come una montagna che unisce terra e cielo. È una posizione che richiama la presenza, la dignità, la forza interiore e la capacità di restare centrati anche in mezzo al cambiamento.
Praticare Merūāsana a 4.200 metri, come hanno fatto Alessandra e Daniela, amplifica il suo significato: il corpo diventa paesaggio, il respiro si fonde con l’aria sottile dell’altitudine, e la postura si trasforma in un atto di connessione profonda con la natura e con sé stessi.
La Via nello Śāstra Yoga
Nello Śāstra Yoga, la Via (Mārga) non è solo un percorso fisico o tecnico, ma un cammino interiore. È la direzione che si sceglie di seguire con consapevolezza, disciplina e apertura.
La Via è fatta di studio, pratica, ascolto, trasformazione. È un sentiero che non si percorre solo sul tappetino, ma nella vita quotidiana, nelle relazioni, nelle scelte, nei momenti di silenzio e di presenza.
Seguire la Via significa accogliere lo Yoga come strumento di evoluzione, come linguaggio del corpo e dell’anima, come arte del vivere. È un cammino che non ha una meta fissa, ma che si rinnova ad ogni passo, ad ogni respiro, ad ogni postura.
Citazione ispiratrice dai testi
“Lo Yoga è la cessazione delle fluttuazioni della mente.”
– Yogasūtra di Patañjali, I.2
Questa frase, tratta da uno dei testi fondamentali dello Yoga, ci ricorda che la pratica non è solo fisica, ma mentale e spirituale. Portare lo Yoga dentro di sé significa coltivare uno stato di quiete, di lucidità, di presenza.
In luoghi estremi come l’Himalaya, questa verità si fa ancora più evidente: il silenzio esterno favorisce il silenzio interno, e la montagna diventa specchio della nostra stabilità interiore.